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Xylella: Il ricercatore, nanotecnoglogie applicate per annientarla

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Da Adnkronos/Labitalia del 31 gennaio 2017

BARI – Contro la Xylella arrivano le nanotecnologie applicate. Parola del ricercatore Giuseppe Ciccarella, del dipartimento di Scienze e Tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento. La ricerca è stata sovvenzionata dalla Regione Puglia e riguarda la messa a punto di un trattamento endoterapico. “Nelle piante colpite dalla Xylella -spiega Ciccarella- vengono iniettate delle nanoparticelle ingegnerizzate che possono rilasciare nel tempo un principio attivo fitoterapico. Il lento rilascio serve a proteggere gli ulivi nel tempo dagli inoculi di batteri da parte dell’insetto vettore. La sputacchina infatti veicola i batteri per un periodo limitato di tempo corrispondente ai mesi più caldi dell’anno. Parliamo, quindi, di un vero e proprio trattamento fitoterapico che se prolungato per lo stesso tempo di vita dell’insetto vettore, può proteggere efficacemente la pianta colpita nel periodo cosiddetto a rischio”. “I nano vettori (per dare un’idea dell’ordine di grandezza si pensi a un millesimo del diametro di un capello umano), grazie alla loro microscopica dimensione, possono tranquillamente viaggiare -sostiene- in tutti i vasi della pianta, rilasciando lentamente nel tempo il principio farmacologico. In questo modo siamo in grado di proteggere la pianta per tutto il ciclo vitale della sputacchina. Una strategia che se efficace darebbe una svolta positiva al caso Xylella“.

“Noi stiamo lavorando -chiarisce- su colonie batteriche in vitro, ma abbiamo avuto già degli importanti risultati, dimostrando che le nanoparticelle elaborate possono essere specifiche e quindi aggredire selettivamente il batterio senza intaccare la pianta. Una elevata specificità di azione permetterebbe, tra l’altro, l’uso di farmaci in dosaggio bassissimo. D’altra parte, questa è anche una delle la sfide della farmacologia per l’uomo: rendere sempre più selettivi i farmaci verso gli organi da curare, senza che essi agiscano su organi o tessuti sani. Con la stessa filosofia noi agiamo sul fronte Xylella“. “Il freddo -sottolinea- può inibire rallentare la crescita di questi batteri in quanto essi provengono dal Costa Rica un paese situato nella fascia climatica tropicale, ma nessuno scienziato affermerebbe con estrema convinzione che il fenomeno possa essere debellato dalle recenti ondate di freddo, occorrerebbero dei mutamenti climatici molto più radicali con climi tipici del Nord Europa”. “La Xylella fastidiosa è ormai radicata nel territorio e difficilmente potrà essere debellata definitivamente. Inoltre, essendo una specie batterica non vincolata strettamente all’ulivo, ha già attaccato altre specie tra cui l’oleandro, il ciliegio, il mandorlo ed anche piante ornamentali”, dice.

“Tuttavia -rimarca- avere un rimedio fitofarmaco che possa agire in maniera sostenibile con un basso impatto ambientale, senza far uso di pesticidi, con una tecnologia a lento rilascio e a basso costo potrebbe aiutare a contenere efficacemente il fenomeno. Questo è il nostro obiettivo”. “Il tempo -continua- è una variabile difficile da controllare. Molto dipende dai finanziamenti e dai tempi della burocrazia. Diciamo che abbiamo raggiunto un tale livello che quest’anno passeremo alla sperimentazione in pianta. Nel 2014 è stato approvato il progetto dalla Regione Puglia, nel 2015 abbiamo avviato le prime sperimentazioni, nel 2016 siamo arrivati a capire che le nano particelle non solo potevano avere un effetto incisivo, ma abbiamo capito come meglio indirizzarle verso il batterio”. “Ora, nel 2017 speriamo arrivino i risultati nelle piante modello cioè piante ‘cavia’ da laboratorio, che ci permettono di verificare ‘in vivo’ gli effetti dei trattamenti con i nano-agrofarmaci in modo da poter fare valutazioni più accurate. Se tutto andrà bene nell’arco di qualche anno arriveremo anche alla sperimentazione in campo. Almeno questo è l’obiettivo su cui si concentrano i nostri sforzi”, conclude.

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