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Scienza, al Lido di Venezia si torna alle origini dell’Universo

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ROMA – “Universo, tempo zero. Breve storia dell’inizio”. È il titolo della serata evento per ripercorrere la storia dell’origine del nostro Universo e di due scoperte epocali: quella del bosone di Higgs annunciata nel 2012 (valsa il premio Nobel) e quella delle onde gravitazionali lo scorso anno (che forse un Nobel lo conquisterà). L’appuntamento è per l’8 luglio alle 21 al Lido di Venezia con il direttore generale del Cern di Ginevra Fabiola Gianotti, Antonio Masiero, fisico teorico e vicepresidente dell’Infn, Mirko Pojer, fisico del Cern e responsabile delle operazioni del superacceleratore LHC, protagonista nel 2012 della scoperta del Bosone di Higgs, l’attrice Sonia Bergamasco e il pianista Umberto Petrin. L’evento fa parte delle iniziative organizzate nell’ambito della conferenza internazionale della European Physical Society EPS-HEP 2017 – che ha ricevuto il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica – dedicata alla fisica delle particelle che, organizzata dall’Infn Sezione di Padova e dal Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, richiamerà al Lido di Venezia dal 5 al 12 luglio mille fisici provenienti da tutto il mondo.

“Universo, tempo zero. Breve storia dell’inizio”, sarà un dialogo a tre voci sui grandi temi dell’attualità scientifica che, – si legge in una nota dell’Infn che cura l’evento – contribuiscono a comporre il puzzle delle primissime fasi di vita del nostro universo, dalla fisica contemporanea alla cosmologia. Immagini, video, letture e musica accompagneranno gli scienziati nella loro narrazione di ciò che sappiamo e di ciò che ancora si sta cercando. Conosciamo piuttosto bene, infatti, la parte di Universo che possiamo osservare direttamente, ma sappiamo anche che questa è incredibilmente piccola: la gran parte del cosmo, quasi completamente oscura e ignota, rappresenta per i fisici la grande sfida dei prossimi decenni. Anche le teorie sulla struttura dell’Universo sono incomplete: se descrivono bene la materia che conosciamo, non sono adeguate a descrivere la materia a dimensioni o energie non ordinarie. Esplorare l’Universo a scale di energia che fino a oggi sono state inaccessibili – sottolinea l’Infn – può contribuire così a comprendere la natura della materia oscura che compone oltre l’80% della materia del cosmo, a studiare la natura dei neutrini che seppur numerosi sono difficilissimi da rivelare, a comprendere i meccanismi con cui sono prodotti e accelerati i raggi cosmici, a estendere l’attuale teoria delle particelle e delle interazioni fondamentali a una più completa descrizione dell’universo, della sua origine, struttura ed evoluzione.

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