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Covid-19, una ricerca pubblicata su Nature scopre i geni coinvolti nelle forme gravi

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“La scoperta apre a due strade importanti: test genetici per individuare chi può sviluppare la forma grave della malattia e terapie personalizzate e svelare i segreti dell’immunità naturale” ha dichiarato il genetista Giuseppe Novelli che ha partecipato alla ricerca

Quali sono i fattori molecolari e cellulari che causano la polmonite critica da Covid-19? Se lo sono chiesti un gruppo di ricercatori internazionale coordinato da Jean-Laurent Casanova, della Rockefeller University, che hanno identificato errori congeniti di interferoni (Ifn) di tipo I – inclusi i deficit autosomici di TLR3 e TLR7 legato all’X – nell’1-5% dei pazienti con polmonite critica di età inferiore ai 60 anni e in una percentuale inferiore nei pazienti più anziani.

“Gli autoanticorpi preesistenti che neutralizzano l’IFN-α, –β e/o –ω, che sono più comuni negli uomini che nelle donne, si trovano in circa il 15-20% dei pazienti con polmonite critica di età superiore ai 70 anni e in una percentuale inferiore nei pazienti più giovani. Pertanto, almeno il 15% dei casi di polmonite critica da Covid-19 può essere spiegato in questo modo”, scrivono gli autori del lavoro pubblicato di recente su Nature.

La ricerca

I geni TLR3 e TLR7 sono responsabili della produzione di Ifn di tipo 1 da parte delle cellule epiteliali respiratorie e delle cellule dendritiche plasmacitoidi, essenziale per la difesa dell’ospite contro Sars-Cov-2. Secondo la ricerca difetti correlati ai geni e alla produzione di Ifn sarebbero dunque parte in causa nello sviluppo della polmonite da Covid-19, perché poterebbero a un’immunità insufficiente dell’IFN di tipo I nel tratto respiratorio durante i primi giorni di infezione, favorendo la diffusione del virus e portando a infiammazione polmonare e sistemica.

La scoperta è il punto di arrivo della ricerca iniziata nel 2020 in collaborazione con il consorzio Internazionale di genetica “Covid Human Genetic Effort” e al quale l’Italia partecipa con il gruppo di Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma Tor Vergata, e Istituto San Raffaele di Milano, Università di Brescia, Ospedale Bambino Gesù di Roma.

Due applicazioni importanti

“Stiamo studiando le caratteristiche di chi si ammala in modo grave e i dati indicano che la differenza, rispetto all’infezione, la fa l’ospite” ha riferito Novelli. “Nei geni legati alle forme gravi della malattia, alcuni dei quali sono stati descritti nei mesi scorsi dallo stesso gruppo di ricerca, alcuni hanno a che fare con la cosiddetta l’immunità innata, ossia con la capacità di ciascun individuo di difendersi dal virus. La prima linea di questa difesa è la capacità di produrre l’interferone, la molecola che gioca un ruolo chiave contro la tempesta di citochine caratteristica delle forme gravi di Covid-19. La scoperta apre adesso almeno due strade importanti – conclude il genetista – da un lato test genetici permettono di individuare chi può sviluppare la forma grave della malattia, aprendo le porte a terapie personalizzate; dall’altro si possono studiare i segreti dell’immunità naturale”.

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