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Frodi alimentari: Foodintegrity, conferenza per un progetto europeo

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PARMA – Oggi e domani si terrà a Parma, allo Starhotel du Parc, la quarta conferenza generale di Foodintegrity, progetto quinquennale finanziato dall’Unione Europea per affrontare a livello europeo il problema delle frodi alimentari. L’Università di Parma partecipa al progetto, che unisce oltre 60 atenei, centri di ricerca e aziende con il coordinamento di FERA Science, ente del Regno Unito. La Conferenza generale che si svolgerà a Parma proporrà un programma di due giorni aperto al pubblico per divulgare i risultati di tre anni di ricerche. L’Università di Parma è entrata nel progetto forte di decenni di esperienza nel settore: un’esperienza che ha portato a ottenere in passato milioni di euro di finanziamenti dall’Unione Europea e da altri enti.

La partecipazione al progetto è inserita nelle attività del Tecnopolo Siteia.Parma, interessato a tutto ciò che è ricerca e trasferimento tecnologico in campo alimentare. Direttamente coinvolti nel progetto Foodintegrity, a cui partecipano Elena Maestri e Stefano Sforza, sono il Dipartimento Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale e il Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco. L’iniziativa coinvolge anche altre componenti italiane, tra cui Barilla, che coordina l’attività di integrazione di ricerca industriale del progetto. Come ha dichiarato Paul Brereton, il coordinatore del progetto, “così come coloro che commettono le frodi alimentari usano metodi sempre più sofisticati, così la scienza deve progredire per scoprire e prevenire questi crimini.

Il progetto fornirà un punto di raccolta per condividere e sfruttare la ricerca Europea che lavora per proteggere l’integrità delle filiere alimentari in Europa”. Il progetto investe un totale di 12 milioni di euro per finanziare nuove ricerche destinate a colmare le lacune esistenti nella lotta alle frodi alimentari, e contribuisce ad armonizzare i metodi e le tecniche attualmente utilizzati in aziende ed enti di controllo, sviluppando reti di esperti e documentazioni. Il progetto si estende anche fuori dall’Unione Europea, per stabilire gli impatti delle contraffazioni dei nostri prodotti.

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