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Anakoinosis, clinici e biologi insieme per capire e combattere i tumori

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Grande partecipazione al convegno del 19 e 20 aprile che si è tenuto a Villa Mondragone a Frascati. Scienziati provenienti da molti Paesi europei si sono incontrati. Il dialogo diventa punto fondamentale sul quale gettare le basi per nuove terapie. Labozeta S.p.a. è stato sponsor dell’iniziativa

ROMA – “La percezione che l’attuale strategia delle terapie anticancro, che mira a uccidere le cellule “sbagliate” presenti nel tumore, non sia sufficiente per curare efficacemente i pazienti in quanto possiede dei limiti intrinseci, sta ormai raggiungendo clinici e scienziati, ma anche pazienti. Il tessuto tumorale reagisce alla “ferita” inferta dalle terapie attuali, ricostituendosi più agguerrito di prima e divenendo insensibile ai trattamenti, uccidendo infine il paziente. Si sta sentendo quindi la necessità di un cambiamento di paradigma perché il cancro sia curato, e non soltanto per dilazionarne l’esito fatale”. Sono queste le parole della professoressa Lina Ghibelli,  del dipartimento di biologia dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”.

“Durante il meeting Anakoinosis – continua la nota ricercatrice –  si sono discussi i principi che causano le limitazioni delle terapie attuali, e soprattutto si sono messe le basi per elaborare un approccio terapeutico che miri non a distruggere le cellule “sbagliate”, quanto ad aiutare il tessuto tumorale a riacquistare l’equilibrio perso riattivando la corretta “comunicazione”, (dal greco “anakoinosis”, appunto), tra cellule, in maniera da acquisire una guarigione stabile. E questo non è solo un sogno perché, come presentato dal Professor Albrecht Reichle, del Dipartimento dell’Università di Regensburg di Medicina III, Ematologia e Oncologia, nei trial clinici già conclusi, in cui i pazienti sono stati trattati con la terapia Anakoinosis, i risultati raggiunti sono stati eccellenti, pur nascendo da un livello di conoscenza del fenomeno ancora preliminare”.

“La risposta convinta e direi entusiasta dei colleghi che hanno partecipato attivamente al Meeting Anakoinosis, è segno che i tempi sono maturi per sviluppare una rete di clinici e biologi che possa sviluppare le conoscenze necessarie per far diventare una applicazione diffusa di quello che finora è stato un approccio di nicchia portato avanti da un illuminato oncologo come il Prof. Reichle. Siamo quindi felici dell’esito dell’incontro, – conclude Ghibelli – convinti di essere andati addirittura oltre gli obiettivi che ci eravamo proposti. Ora seguirà un periodo di grande attività per rinforzare e stabilizzare la rete di conoscenze che abbiamo iniziato a creare”.

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